Oggi la sostenibilità è diventata una priorità strategica per le imprese di ogni settore. La crescente attenzione verso le tematiche ambientali, unita alla spinta alla digitalizzazione, ha portato le aziende a interrogarsi non solo sull’efficienza dei processi produttivi, ma anche sull’impatto ambientale delle proprie soluzioni digitali.

In questo scenario di trasformazione, la sostenibilità digitale emerge come un elemento chiave per un’innovazione realmente responsabile, capace di coniugare progresso tecnologico, riduzione delle emissioni e uso consapevole delle risorse.

Oggi parlare di green software significa riconoscere che anche il software percepito come immateriale ha un peso concreto sull’ambiente, legato al consumo di energia, all’elaborazione dei dati e all’utilizzo delle infrastrutture digitali. Un tema centrale per chi sviluppa, gestisce o utilizza soluzioni digitali e intende fare della sostenibilità un reale vantaggio competitivo.

In questo articolo scopriremo cos’è il green software, perché rappresenta una leva strategica per lo sviluppo delle aziende e quali pratiche concrete permettono di ridurre l’impatto ambientale e sociale delle applicazioni, promuovendo un’innovazione che guarda al futuro in modo responsabile e consapevole.

 

Cos’è il green software e perché è fondamentale per la sostenibilità?

In un contesto industriale e tecnologico sempre più attento alla sostenibilità, il concetto di green software si sta affermando come un tema cruciale per la transizione digitale responsabile. Con l’aumento della domanda di soluzioni digitali e la diffusione massiva di infrastrutture IT, infatti, il settore tecnologico è oggi tra i principali consumatori di energia al mondo, con un impatto ambientale significativo legato ai:

  • consumi dei data center
  • alla produzione hardware
  • all’utilizzo quotidiano di applicazioni da parte di milioni di utenti.

In questo contesto, il green software si definisce, dunque, come quell’insieme di soluzioni digitali (programmi, piattaforme e sistemi) progettate, sviluppate e gestite per minimizzare il consumo energetico e l’impatto ambientale lungo tutto il loro ciclo di vita. Questo approccio non riguarda solo l’efficienza del codice o l’uso di hardware a basso consumo, ma coinvolge ogni fase del processo: dalla scrittura e ottimizzazione del software alla sua esecuzione, fino alla gestione delle infrastrutture IT che lo ospitano.

Al centro c’è il concetto di innovazione responsabile: un software efficiente, infatti, non solo consuma meno energia, ma riduce la necessità di potenza computazionale (capacità di un computer o di un sistema di elaborazione di eseguire calcoli e operazioni), limita il sovraccarico dei server, contribuendo alla diminuzione delle emissioni di CO2 associate al mondo digitale. Si tratta di una prospettiva che invita a ripensare il modo in cui si progettano e si utilizzano le tecnologie, facendo della sostenibilità un driver di innovazione piuttosto che un vincolo operativo.

 

Principi chiave e buone pratiche per lo sviluppo di green software

Lo sviluppo di software sostenibile si fonda su un insieme di principi e buone pratiche che mirano a ridurre l’impatto ambientale delle soluzioni digitali, non solo in fase di progettazione ma lungo l’intero ciclo di vita del software. Al centro di questo approccio si trovano alcuni concetti chiave, definiti dalla Green Software Foundation, la fondazione, nata nel 2021 grazie a aziende leader come Microsoft, Accenture e GitHub, che si impegna a costruire un ecosistema per il software verde. Tradotti in pratiche concrete, questi principi offrono una guida operativa per ingegneri, sviluppatori e aziende che vogliono integrare la sostenibilità nelle proprie strategie digitali. Ecco i tre pilastri fondamentali:

  • L’efficienza del codice e l’ottimizzazione delle risorse: scrivere codice pulito, efficiente e ben strutturato non è solo una buona prassi di sviluppo, ma una scelta sostenibile che riduce la quantità di potenza computazionale necessaria per eseguire un’applicazione. Questo significa minimizzare la complessità algoritmica, evitare operazioni ridondanti e sprechi computazionali, e privilegiare l’uso di algoritmi efficienti per ridurre il carico sulle infrastrutture hardware. Un codice snello e ottimizzato consente di abbattere i consumi energetici, soprattutto in sistemi su larga scala o applicazioni ad alto traffico.
  • La scelta delle infrastrutture e delle modalità di deployment: optare per data center certificati green o servizi cloud impegnati nella sostenibilità permette di ridurre significativamente l’impatto ambientale, grazie a una gestione ottimizzata dell’energia e a politiche di efficienza condivise. L’utilizzo di istanze cloud dinamiche, progettate per massimizzare l’uso delle risorse hardware ed evitare i consumi legati ai server inattivi, rappresenta una soluzione strategica rispetto all’hosting tradizionale on-premise. Fondamentale è anche monitorare e gestire i consumi delle applicazioni in produzione, ottimizzando le risorse allocate e riducendo i processi superflui o sottoutilizzati.
  • La sostenibilità nel ciclo di vita del software: sviluppare soluzioni pensate per la longevità e la scalabilità significa ridurre l’obsolescenza e i costi ambientali legati alla continua riscrittura o sostituzione delle applicazioni. Questo approccio si traduce in una progettazione attenta alla modularità, nella riduzione delle dipendenze non necessarie e nell’eliminazione di funzionalità superflue che aumentano il peso computazionale senza reale valore per l’utente. Anche le attività di aggiornamento e manutenzione devono essere orientate a un uso consapevole delle risorse, privilegiando interventi mirati e pianificati per ridurre sprechi ed emissioni indirette.

Infine, un aspetto sempre centrale è anche il monitoraggio delle performance ambientali del software. Oggi esistono metriche specifiche che consentono di valutare l’impatto energetico e ambientale delle applicazioni, come l’Efficienza energetica e la Carbon efficiency. Tra queste, la Software carbon intensity (SCI) si sta affermando come riferimento per misurare quanta CO2 viene generata per ogni unità di lavoro svolto da un software. Questo tipo di analisi permette alle aziende di prendere decisioni basate su dati concreti, ottimizzare i propri processi e scegliere le strategie di sviluppo e deployment più sostenibili. Un esempio applicativo della carbon awareness è la scelta di eseguire operazioni ad alta intensità energetica, come trasferimenti massivi di dati o processi di calcolo, in fasce orarie in cui l’approvvigionamento energetico proviene prevalentemente da fonti rinnovabili, o su data center che garantiscono un’effettiva alimentazione green.

Integrare queste pratiche nello sviluppo software non rappresenta solo un vantaggio competitivo, ma un atto di responsabilità verso il futuro digitale e ambientale. In un’ottica di innovazione sostenibile, il green software è oggi una leva strategica per le imprese che vogliono essere protagoniste della transizione ecologica, portando benefici tangibili in termini di efficienza, reputazione e impatto positivo sul sistema produttivo e sull’ambiente.

 

L’impatto ambientale digitale: il peso invisibile del software

Il digitale ha rivoluzionato ogni aspetto della nostra vita e delle attività industriali, ma dietro l’apparente immaterialità di software, app e servizi online si nasconde un impatto ambientale tutt’altro che trascurabile. Il software, infatti, non è solo una sequenza di codice astratto: è parte integrante di un sistema complesso che comprende hardware, infrastrutture di rete, data center e dispositivi degli utenti, elementi che consumano energia e generano emissioni di gas serra. 

Analizzando la filiera digitale, le emissioni si suddividono in due grandi componenti

  • hardware
  • servizi

L’hardware, dalla produzione di dispositivi alle infrastrutture di rete, incide per il 57% delle emissioni totali del digitale. A pesare maggiormente sono la fabbricazione dei device utilizzati dagli utenti, che rappresenta il 40% di queste emissioni e la produzione delle componenti di rete, come i cavi (16%). I servizi digitali, invece, contribuiscono al restante 43%, legati soprattutto al funzionamento dei data center e all’energia necessaria per alimentare l’intera infrastruttura di rete e storage.

Questa impronta, già rilevante, è amplificata dall’effetto cumulativo dell’utilizzo su larga scala. Le applicazioni che usiamo ogni giorno, i sistemi aziendali, i servizi cloud e le tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale generano un volume di dati e operazioni che, se considerati globalmente, hanno un impatto ambientale paragonabile ai settori industriali più inquinanti. Le stime più recenti parlano chiaro: nel 2023, il settore IT ha prodotto il 3,9% delle emissioni globali di gas serra, una quota simile a quella dell’intero comparto del trasporto aereo. E le proiezioni indicano che, entro il 2040, questa percentuale potrebbe salire fino al 14%, avvicinandosi all’impatto complessivo dell’industria della carne.

Anche le attività digitali più comuni contribuiscono a questo fenomeno. Una singola email può generare fino a 50 grammi di CO2 equivalente, soprattutto se contiene allegati pesanti. Con oltre 275 miliardi di email inviate ogni giorno nel mondo, il risultato è un’impronta “invisibile” ma enorme. Con la crescita esponenziale dei data center, il fabbisogno energetico del settore digitale rischia di raggiungere livelli insostenibili: basti pensare che i soli data center di Google potrebbero arrivare a consumare tre volte l’energia di un intero Paese come l’Irlanda.

A tutto questo si aggiunge il tema della gestione dei rifiuti elettronici. In Europa si stima che ogni persona possieda almeno due dispositivi elettronici inutilizzati, con una media di riciclo che si ferma al 5%. Questa “CO2 immobilizzata” rappresenta un ulteriore carico ambientale spesso trascurato.

Alla luce di questi dati, è evidente come la sostenibilità digitale non possa più essere considerata un’opzione accessoria: progettare soluzioni che riducano i consumi, ottimizzare le risorse e scegliere infrastrutture più efficienti significa non solo contribuire a un futuro più sostenibile, ma anche generare valore competitivo in un mercato sempre più attento alle performance ambientali.

 

Strategie e strumenti per la riduzione delle emissioni nel software

La sostenibilità del software si gioca su strategie concrete di riduzione, abbattimento e gestione responsabile delle risorse. Il green software punta infatti a minimizzare alla radice l’impatto ambientale dei sistemi digitali, agendo su più livelli. Il primo passo è l’abbattimento, che prevede la riprogettazione di servizi e infrastrutture per ridurne il consumo energetico: limitare la replica automatica dei server solo ai casi strettamente necessari oppure ottimizzare le architetture software per evitare sprechi di risorse computazionali può risultare vantaggioso. Il secondo fronte è la rimozione, legata alle strategie operative di gestione della CO2. Questo significa, ad esempio, valutare piani di cattura della CO2 o soluzioni di economia circolare per riutilizzare l’“embodied CO2” dei dispositivi, ovvero quella quota di emissioni generata durante la produzione di hardware come smartphone o server, che può arrivare fino a 16 kg per un singolo device. 

Lavorare su questi aspetti non solo riduce l’impronta ecologica, ma si traduce in efficienza economica: trasmettere meno dati e ottimizzare lo storage consente di abbattere i costi di gestione e infrastruttura. In un mercato sempre più attento alla sostenibilità e al controllo dei costi operativi, il green software si conferma così non solo una scelta responsabile, ma anche una leva strategica di competitività per le imprese.

 

Green software e competenze digitali: come BI-REX accompagna i professionisti dell’innovazione sostenibile

Il successo della trasformazione digitale passa oggi anche dalla capacità dei professionisti dell’innovazione di integrare la sostenibilità nelle proprie competenze, soprattutto quando si parla di sviluppo software. Non si tratta solo di padroneggiare nuove tecnologie o metodologie di coding, ma di adottare una visione sistemica che consideri l’impatto ambientale digitale come parte integrante dei processi di innovazione. I professionisti del digitale (sviluppatori, ingegneri, project manager, innovation manager) sono chiamati a diventare promotori di un cambiamento che coniughi efficienza, responsabilità e competitività. Un ruolo chiave in questa evoluzione lo giocano le aziende, che possono investire in programmi formativi mirati, politiche di sostenibilità software e progetti di innovazione orientati alla riduzione dell’impronta ambientale. 

Oggi, dunque, integrare la sostenibilità nello sviluppo software non è più una scelta opzionale, ma una strategia vincente per ridurre le emissioni digitali e aumentare la competitività. Il Green software consente di migliorare l’efficienza energetica, ottimizzare le risorse IT e rispondere alla crescente domanda di innovazione responsabile. Adottare un approccio sistemico significa:

  • ripensare i modelli di sviluppo
  • scegliere infrastrutture più efficienti
  • promuovere pratiche di coding sostenibile
  • integrare metriche di impatto ambientale nella gestione dei progetti digitali.

L’obiettivo è generare valore non solo economico, ma anche ambientale e sociale, rafforzando la competitività delle imprese in un mercato sempre più attento alla sostenibilità.

BI-REX affianca le imprese nella definizione di strategie digitali che combinano innovazione tecnologica, sostenibilità e sviluppo delle competenze, promuovendo percorsi formativi avanzati e attività di sperimentazione in ambiente reale. Dalla Linea pilota ai workshop operativi, dagli assessment alle consulenze specialistiche, il competence center offre un ecosistema di servizi per aiutare le aziende a integrare sostenibilità e performance nei loro progetti di digitalizzazione. Contattaci per scoprire come possiamo supportare la tua azienda nello sviluppo di soluzioni digitali più intelligenti, efficienti e sostenibili.