In un contesto industriale sempre più complesso, in cui i cambiamenti tecnologici sono rapidi e le aspettative di clienti e stakeholder in continua evoluzione, innovare non significa più solo introdurre nuove tecnologie: è necessario un approccio che metta al centro le persone, i bisogni reali e l’esperienza d’uso.
È in questo scenario che il Design thinking si afferma come una delle metodologie più efficaci per progettare soluzioni innovative in modo strutturato, creativo e orientato al valore.
Nato nel mondo del design, ma oggi applicato in ambiti che spaziano dalla produzione alla sanità, dal marketing alla pubblica amministrazione, il Design thinking è un processo che combina empatia, sperimentazione e collaborazione multidisciplinare per affrontare problemi complessi e generare soluzioni concrete, sostenibili e centrate sull’uomo.
In questo articolo vedremo cos’è il Design thinking, quali sono le sue fasi principali e perché può rappresentare uno strumento strategico per le aziende che vogliono innovare in modo responsabile, efficace e competitivo.
Cos’è il Design thinking?
Il Design thinking è un approccio strutturato e flessibile che consente di affrontare problemi complessi, combinando analisi razionale ed empatia. Si tratta di una metodologia che aiuta imprese e aziende a trovare soluzioni innovative mettendo al centro le persone, i loro bisogni reali e l’esperienza d’uso.
A differenza del problem solving tradizionale, che tende a cercare la soluzione più efficiente a partire da vincoli tecnici o economici, il Design thinking parte dall’osservazione profonda dell’utente finale e adotta un approccio iterativo: si esplora il problema in modo ampio, si generano diverse ipotesi, si prototipano le soluzioni e si testano in modo rapido. Questo metodo human-centered favorisce l’innovazione inclusiva, riducendo il rischio di fallimento, in quanto ogni decisione progettuale viene ancorata a esigenze reali.
Nato nei laboratori della Stanford d.school, il Design thinking è oggi impiegato in contesti tra loro molto diversi: dall’industria alla sanità, dall’education alla pubblica amministrazione, fino allo sviluppo di prodotti digitali. Si tratta di una metodologia trasversale, adatta a tutte le imprese che vogliono innovare con metodo, rapidità e impatto concreto.
Design thinking: perché è efficace per l’innovazione aziedale?
Il Design thinking risulta particolarmente adatto ad affrontare sfide complesse, caratterizzate da alta incertezza e bisogno di cambiamento. A differenza dei metodi tradizionali, consente di esplorare soluzioni non ovvie, coinvolgere diversi attori e strutturare il processo creativo con rigore e flessibilità. Di seguito le motivazioni per cui è così efficace per generare innovazione in azienda:
- Riduzione dell’incertezza e struttura dei processi: questa metodologia aiuta le organizzazioni a organizzare idee, dati e attività, riducendo la complessità iniziale delle sfide da affrontare. Facilita una maggiore comprensione del problema e migliora la qualità delle decisioni, grazie a strumenti che permettono di valutare le soluzioni prima di implementarle.
- Gestione dell’ambiguità: poiché innovare significa affrontare l’ignoto, il Design thinking incoraggia l’esplorazione libera, trasformando l’ambiguità in un’opportunità creativa. Questo spazio aperto favorisce intuizioni inaspettate e può portare a innovazioni radicali, che nessuno avrebbe potuto prevedere all’inizio del processo.
- Iterazione continua e flessibilità: la metodologia si basa su cicli iterativi di test, prototipazione e miglioramento. Il Design thinking non cerca la soluzione perfetta al primo tentativo, ma favorisce un’evoluzione progressiva delle idee, aumentando l’efficacia e ottimizzando tempi e risorse.
- Sistema strutturato ma adattabile: il Design Thinking si adatta facilmente a diversi settori (dall’industria al digitale, dal marketing alla sanità) e a vari tipi di sfide. È un approccio replicabile ma non meccanico, capace di rispondere con agilità ai cambiamenti di contesto.
- Collaborazione tra team eterogenei: questo approccio metodologico stimola la condivisione tra figure con competenze e background diversi (IT, marketing, operations, HR, management) rafforzando la cultura della cooperazione e migliorando la qualità delle soluzioni generate.
- Cultura proattiva e ottimizzazione dei costi: il Design thinking promuove una cultura del fare e dell’apprendimento continuo. Le aziende che lo adottano sviluppano ambienti più proattivi, in grado di ridurre errori, costi e tempi di sviluppo delle soluzioni.
- Vantaggio competitivo e innovazione dirompente: questo approccio può generare soluzioni con un forte valore distintivo, capaci di posizionare l’azienda come “first mover” sul mercato. Le innovazioni radicali richiedono tempo per essere comprese e replicate: un vantaggio che consente all’impresa innovatrice di consolidare la propria leadership.
- Creatività concreta e orientata al risultato: nel Design thinking la creatività non è fine a sé stessa, ma è incanalata verso la costruzione di prototipi testabili, utili a validare rapidamente le idee e a ottenere riscontri reali dagli utenti. Questo riduce il tempo tra intuizione e applicazione.
- Riduzione del rischio e ottimizzazione dei costi: sperimentare soluzioni in fase preliminare consente di correggere il tiro prima di investire risorse significative. Il risultato è meno errori, meno sprechi, processi decisionali più efficaci e sviluppo più veloce.
- Cultura dell’ascolto e miglioramento continuo: grazie al Design thinking si promuove in azienda un mindset centrato sull’ascolto attivo degli utenti, sull’apprendimento dall’errore e sulla costante ricerca di soluzioni migliori. Una base culturale solida per rendere l’innovazione un’abitudine e non un’eccezione.
In un ecosistema industriale sempre più orientato alla trasformazione digitale, adottare il Design Thinking significa costruire innovazione su basi solide, misurabili e centrate sulle persone. È questo che rende il metodo un alleato strategico per le imprese che vogliono crescere, evolvere e restare competitive nel tempo.
Le 5 fasi del processo di Design thinking
Il Design thinking non è solo una metodologia, ma un vero e proprio percorso strutturato che guida team e organizzazioni verso la creazione di soluzioni innovative e concrete, mettendo al centro i bisogni delle persone. Questo approccio si sviluppa attraverso cinque fasi principali, da intendere come passaggi flessibili e iterativi: è possibile, infatti, tornare indietro, riformulare e ripensare continuamente per affinare la comprensione del problema e la qualità della soluzione.
Le cinque fasi costituiscono il cuore del processo creativo, stimolando l’osservazione, la sperimentazione e il miglioramento continuo. Di seguito le vediamo nel dettaglio:
FASE 1: Empatia
Questa fase è essenziale per comprendere davvero i bisogni, i desideri e le emozioni degli utenti finali. Attraverso osservazioni sul campo, interviste, interazioni e immersioni nei contesti reali, i team raccolgono insight profondi che spesso non emergono dai dati quantitativi. L’obiettivo è andare oltre ciò che le persone dicono, per cogliere ciò di cui hanno veramente bisogno. Questa fase è centrale per definire il problema reale, spesso diverso da quello inizialmente percepito.
FASE 2: Definizione
Una volta raccolte le informazioni, è il momento di riorganizzarle per identificare con precisione la sfida da affrontare. La definizione del punto di vista (POV) guida tutto il processo successivo: descrive con chiarezza chi è l’utente, quali sono i suoi bisogni reali e perché sono importanti. Una challenge ben formulata permette di indirizzare meglio l’ideazione, evitando soluzioni generiche e poco impattanti.
FASE 3: Ideazione
Qui entra in gioco il pensiero divergente. La fase di ideazione punta a generare un ampio ventaglio di idee, senza giudizio e senza limiti iniziali. Brainstorming, tecniche di co-creazione e visual thinking (tecnica di comunicazione che utilizza immagini, simboli e disegni per organizzare e condividere idee e concetti, facilitando l’apprendimento e il problem solving) aiutano il team a superare soluzioni non ovvie e ad accedere a possibilità davvero innovative. Non si cerca la risposta giusta ma tante risposte possibili, da combinare e testare successivamente.
FASE 4: Prototipazione
In questa fase le idee prendono forma. Il prototipo serve a rendere tangibile un concetto in modo semplice e veloce. Può essere un disegno, un mockup digitale, un oggetto fisico o persino un gioco di ruolo. L’obiettivo è stimolare feedback, comprensione e interazione. Prototipare permette di sbagliare presto, imparare in fretta e migliorare costantemente la soluzione.
FASE 5: Test
La fase di test consente di raccogliere feedback reali dagli utenti, verificando cosa funziona, cosa no e cosa può essere migliorato. Si mettono alla prova le ipotesi, si osservano le reazioni, si ascoltano i suggerimenti. Spesso, il test porta a rivedere il prototipo o addirittura a ridefinire il problema. È un momento fondamentale per perfezionare la proposta e garantire che risponda davvero ai bisogni emersi.
Attraverso questo ciclo di lavoro, il Design thinking consente di affrontare l’innovazione con metodo, empatia e sperimentazione continua. Una pratica che aiuta le imprese a generare valore, restare competitive e trasformare problemi complessi in soluzioni concrete, sostenibili e centrate sulle persone.
Design thinking e Industria 5.0: un binomio vincente
L’Industria 5.0 segna un’evoluzione profonda rispetto al paradigma 4.0: al centro non c’è più solo l’efficienza tecnologica, ma la valorizzazione dell’essere umano, la sostenibilità e la personalizzazione. In questo contesto, il Design thinking si afferma come metodologia strategica per integrare le tecnologie emergenti con una visione human-centered dell’innovazione. Il Design thinking, infatti, pone l’utente, interno o esterno all’azienda, al centro del processo creativo, offrendo strumenti concreti per ascoltare bisogni reali, co-progettare soluzioni e testarle in modo rapido ed efficace. Questo approccio risulta perfettamente allineato ai valori chiave dell’Industria 5.0.
Ecco i principali:
- Personalizzazione dei prodotti e dei servizi, attraverso la comprensione profonda delle esigenze individuali.
- Sostenibilità, perché il processo iterativo consente di ottimizzare risorse, ridurre gli sprechi e progettare soluzioni più responsabili.
- Centralità del benessere umano, con la progettazione di ambienti di lavoro più inclusivi, intuitivi e stimolanti.
Nel concreto, il Design Thinking diventa un abilitatore di trasformazione digitale perché guida le aziende a ripensare processi e prodotti non solo in funzione della tecnologia, ma dell’esperienza dell’utente. È un ponte tra l’Intelligenza artificiale e l’intelligenza emotiva, tra l’automazione e la creatività, tra dati e empatia.
Per questo motivo, sempre più imprese che vogliono fare innovazione in modo responsabile e sostenibile scelgono di integrare il Design thinking nei propri processi di cambiamento, adottandolo come leva strategica per affrontare le sfide dell’Industria 5.0 in modo concreto e orientato alle persone.
Design Thinking e trasformazione aziendale: il supporto di BI-REX
Adottare il Design thinking nei processi aziendali significa innescare un vero cambiamento culturale nel modo di progettare soluzioni, gestire la complessità e generare valore. Questo approccio, centrato sulle persone e sull’innovazione iterativa, permette alle imprese di affrontare le sfide della trasformazione digitale con maggiore agilità, concretezza e impatto.
Per accompagnare le aziende in questo percorso, BI-REX mette a disposizione un ecosistema di strumenti e competenze pensato per integrare il Design thinking con le tecnologie abilitanti dell’Industria 5.0.
L’offerta formativa include corsi specialistici, workshop esperienziali e il Master Executive TEKNÈ 5.0®, progettato per formare figure chiave come Innovation Manager e Chief Digital Officer. I percorsi, pensati per aziende e professionisti, combinano teoria e pratica attraverso moduli su design, sostenibilità, AI, automazione, gestione del cambiamento e leadership.
Oltre alla formazione, BI-REX propone attività di facilitazione, coaching e project work personalizzati, utili a introdurre concretamente il Design thinking nei team e nei processi operativi. Un elemento distintivo è la possibilità di utilizzare la Linea Pilota, la smart factory dimostrativa di BI-REX, per sperimentare prototipi, testare soluzioni in ambienti realistici e applicare i principi del Design thinking in ottica test before invest. Questo consente di valutare in anticipo impatti, costi e benefici, minimizzando i rischi legati all’innovazione. Grazie all’integrazione tra metodo progettuale e tecnologie digitali – come Intelligenza Artificiale, Big Data, automazione e sensoristica, BI-REX offre un supporto strategico a tutte le imprese che vogliono trasformare l’ascolto, la creatività e la sperimentazione in risultati concreti e sostenibili. Contattaci per una consulenza personalizzata: costruiamo insieme il tuo percorso di innovazione, con le persone al centro e l’industria del futuro come obiettivo.
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